C’era una volta un bambino che amava i puzzle.
Un giorno, mentre passeggiava per le stradine della sua città, insieme ai genitori, rimase folgorato da un puzzle, quasi dimenticato nell’angolo della vetrina di un negozio. Rappresentava la terra, il cielo e, al di là di quello, le stelle. <<Mamma, papà, quel puzzle è fantastico, mi piacerebbe tanto riceverlo come regalo per il prossimo Natale!>> disse il bambino.
Il desiderio fu presto esaudito e la mattina di Natale, sotto l’albero, quel bambino trovò il puzzle dei suoi sogni. Prese quella scatola e scappò nella sua cameretta, si sedette a terra, la aprì, riversò tutte le tessere e con le mani iniziò ad aprirle.
Subito notò qualcosa di strano. Si strofinò gli occhi per capire se fosse un’illusione, ma era proprio vero: quelle tessere si muovevano da sole, urtandosi l’un l’altra, per raggiungere la propria posizione.
Il bambino, incredulo, rimase a guardare con occhi spalancati: una parte del puzzle prendeva forma, un’altra ritornava a scomporsi, cosicché stralci di quel meraviglioso disegno comparivano e scomparivano.
Ad un certo punto il bambino iniziò a sentire anche delle strane voci. Avvicinò l’orecchio alle tessere e capì che quelle voci venivano proprio da lì: una tessera dava ordini; un’altra piangeva perché non riusciva a trovare il suo posto; un’altra faceva la presuntuosa dicendo che le altre, se volevano, dovevano raggiungerla e adattarsi a lei; un’altra aspettava che gli venisse detto dove mettersi; un’altra si era già stancata di cercare;… Insomma quelle tessere avevano tutte un gran bel da fare.
Osservando meglio, il bambino si accorse che molte tessere si incastravano in modo strano e non rispettavano né le linee del disegno, né le sfumature dei colori. Incuriosito, rimase ancora a guardare.
Ecco però che, all’improvviso, una folata di vento spalancò la finestra e tutte le tessere che non si erano incastrate correttamente volarono lontane. Il bambino sorrise, riavvicinò quelle tessere alle altre e si rimise a guardare.
Vide allora una tessera sola, in un angolo, la prese in mano e gli chiese come mai non stesse cercando di combinarsi alle altre. La tessera sussurrò: << Non mi hai visto?!… Ci ho provato, ero con le mie vicine, ma non eravamo perfettamente unite e, così, quella folata di vento ci ha divise. Ho pianto tanto, ma poi ho capito perché c’era quello spazio divisorio tra noi. Ho sempre cercato il mio posto, ma non ho mai preso in considerazione l’aspetto più importante>>.
<< Quale? >> chiese il bambino.
<< Mio fanciullo, non mi sono mai chiesta qual è la mia forma e i miei colori. Vedo sempre quelli delle altre, ma non vedo i miei… è per questo motivo che non mi combino mai perfettamente! >>
Il bambino sorrise di nuovo e disse: <<Va bene, adesso accetta il mio aiuto e troverai più facilmente il tuo posto>>.
Il bambino la guardò bene, guardò le altre e la mise nella zona giusta.
Quella tessera bisbigliò qualcosa alle altre e così, giorno dopo giorno, quel puzzle prese sempre più forma.
Una mattina il bambino si svegliò molto presto, un raggio di sole entrava dalla finestra e illuminava il puzzle.
<<Wow!!!>> esclamò il bambino. La terra, il cielo e le stelle si mostrarono nel loro splendore.
Lo fissò per lungo tempo, era bellissimo, ma più il tempo passava più gli mancavano quelle voci e quel brulichio di tessere.
<<Bene>> disse << ricominciamo!>>.
E così disfece il puzzle.
Dario